La riforma dell’editoria è legge. Il sindacato: “Ora il rilancio del settore”  

Con 275 voti a favore, 80 contrari e 32 astenuti, la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo alla riforma dell’editoria che ora, per diventare pienamente efficace, deve essere completato con i decreti attuativi previsti delle deleghe al governo.

 

«Con la definitiva approvazione della legge di riforma dell’editoria da parte della Camera dei deputati – il commento del segretario generale e del presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti – si pongono finalmente le basi per il rilancio dell’intero sistema dell’informazione, che non potrà che ripartire dalla formulazione di nuove regole antitrust e dalla tutela dell’autonomia delle redazioni, più che mai urgenti alla luce dei processi in atto di fusione e di cessione della proprietà delle testate. A questo punto è necessario che si avvii immediatamente il confronto sui regolamenti, anche per non lasciare alibi a chi vorrebbe tenere congelati i contratti di settore».

 

La riforma istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione; delega il governo a ridefinire la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici, la composizione e le attribuzioni del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e la disciplina in materia di prepensionamenti dei giornalisti; reca importanti novità in tema di equo compenso nel lavoro giornalistico, ricorso alle agenzie di stampa da parte di regioni, province, città metropolitane e comuni, e innovazione del sistema della vendita dei giornali; interviene in materia di procedura per l’affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale e sul tetto agli stipendi di dipendenti, collaboratori e consulenti Rai.

 

I vertici del sindacato dei giornalisti ringraziano i parlamentari, a cominciare dai relatori alla Camera e al Senato, Roberto Rampi e Roberto Cociancich, che in questi mesi hanno ascoltato e fatto proprie le istanze più importanti avanzate dal sindacato dei giornalisti, e le Associazioni regionali di stampa, che con la loro mobilitazione hanno permesso di giungere alla riforma a 35 anni dalla legge sull’editoria, la numero 416 del 1981, e a 53 anni dalla legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, numero 69 del 1963.