Pericoli dei nuovi media e crimini sui giornalisti: i temi dell’incontro di presentazione del volume “Un futuro digitale”  

“Abbiamo esportato un potere infinito e un pericolo distribuito così capillarmente, fino al punto da non poterlo più controllare. Siamo ad una nuova guerra di religione come quella del Rinascimento, solo che oggi si combatte a livello globale e non solo con le armi”: così Derrick de Kerckhove ha definito i pericoli della rete a Roma, nella sede della Fnsi, nel corso della presentazione del volume “Un futuro digitale”, a cura di Antonio Ruggieri, delle Edizioni il Bene Comune: un rendiconto del confronto dello scorso maggio in Molise tra lo stesso De Kerckhove, studioso internazionale della comunicazione e Carlo Freccero, conosciuto autore televisivo ed esperto di comunicazione, attualmente membro del consiglio di amministrazione della Rai.

Prima del confronto, organizzato dall’Assostampa Molise al Teatro del Loto di Ferrazzano, per fare il punto su come e quanto incidono e incideranno i devices digitali, i due scienziati e metodologi della comunicazione non si erano mai incontrati pubblicamente. Il libro contiene una presentazione di Franco Siddi, anche lui nel Cda Rai oltre ad essere ex segretario della Federazione nazionale della stampa.

 

“Mi definisco un illuminista acquisito”, le parole di Freccero, anche lui presente a Roma: dopo aver annunciato di aver abbandonato Facebook da una settimana, ha parlato della difficoltà di formare le nuove generazioni facendo i conti con la crisi: “la scuola italiana non ha la carta igienica, figuriamoci le stampanti 3d”.

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E’ intervenuto alla presentazione anche Siddi: “Avere coscienza precisa, pertinente di dove siamo – ha detto – e capire se dobbiamo migrare altrove, ma anche individuare i difficili equilibri del mondo dell’informazione, sempre più anonimo e bulimico, è un compito delicato e assai complesso. Piaccia o meno, le nuove tecnologie e la comunicazione hanno rivoluzionato il modo di fare informazione ed in questo contesto il confine tra il bene e il male si assottiglia sempre di più: da un lato si stigmatizza l’invadenza della tv e di internet, dall’altro si chiede informazione assoluta sui fatti. Compito di tutti noi – ha concluso l’ex segretario del sindacato dei giornalisti – è offrire le giuste chiavi di lettura per essere protagonisti da cittadini e non da semplici consumatori”. Siddi ha anche lanciato l’idea di aderire alla campagna mondiale #endimpunity, promossa dalla Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj) di cui è componente, per sensibilizzare i governi, anche quelli di fatto, contro l’impunità dei crimini che riguardano i giornalisti. Partita il 2 novembre, giornata promossa dalle Nazioni Unite contro l’impunità dei crimini verso i giornalisti, la campagna andrà avanti fino al 23 novembre: è stata scelta dalle Nazioni Unite per ricordare l’omicidio di due reporter Rfi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, uccisi a Kidal, in Mali, il 18 dicembre 2013, ed il massacro di Maguindanao, nelle Filippine, nel 2009, durante il quale 32 giornalisti persero la vita nel più brutale attacco ai mezzi d’informazione. La campagna del 2015 pone, in particolare, l’accento sull’attuale situazione in quattro Paesi: Messico, Filippine, Ucraina e Yemen. In Messico, dal 2010, sono 50 le vittime tra giornalisti e addetti stampa che hanno perso la vita mentre esercitavano la propria professione. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani messicana, è rimasto impunito circa l’89% dei casi.

 

Il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, portando anche il saluto del segretario generale Raffaele Lorusso, ha parlato dell’impegno del sindacato dei giornalisti italiani a difesa della professione giornalistica e della “qualità dell’informazione che, in una società dominata dal messaggio globale, può essere assicurata soltanto grazie ad investimenti concreti, rispetto delle regole per non mettere in ginocchio le aziende serie a causa della concorrenza sleale operata dai pirati dell’editoria. Insomma, da un giornalismo di qualità possibile soltanto sottraendo i giornalisti al ricatto della precarietà e del bisogno. Confronti illuminati come questo, finalizzati a coniugare esperienza e tradizione con l’innovazione tecnologica che, sempre più spesso, riesce persino a superare la più fantasiosa immaginazione, sono – ha concluso Parisi – essenziali per non smarrire la nostra identità e svendere la nostra storia”.

 

“Non facciamo solo sindacato, ma ci preoccupiamo anche di esplorare l’universo dell’informazione”, ha detto dal canto suo Giuseppe Di Pietro, presidente dell’Assostampa Molise e componente della Giunta esecutiva Fnsi, ricordando che “per chi, come me, ha cominciato la professione con il gettone telefonico, quella in corso è una trasformazione, oltre che professionale, sociologica”.

 

Protagonisti del dibattito anche Ivo Stefano Germano, docente di “sociologia dei nuovi media” all’Università del Molise, e Maria Pia Rossignaud, direttore della rivista Media Duemila.

 

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